Da qualche giorno siamo entrati ufficialmente nel tempo dell’inverno, oltrepassando la soglia invisibile e silenziosa del Solstizio, che con la sua magia ci traghetterà lentamente dal buio alla luce. Mentre fuori tutto appare fermo, immobile, è dentro che la vita pulsa e continua a generare altra vita. Rallenta i tuoi ritmi, prenditi una pausa di contemplazione e silenzio, torna seme e lasciati nutrire dalla luce dell’intuizione e dell’anima, come nel grembo oscuro della Madre. Allora più facilmente apparirà ciò che nell’anno nuovo desideri coltivare, e ciò che devi finalmente lasciarti alle spalle.
Nel buio di queste notti sacre risiede il massimo potenziale di rinascita e trasformazione, che puoi indirizzare verso un’intenzione, un punto di focalizzazione particolare. I giorni precedenti all’ultimo dell’anno sono un momento ideale per fare un bilancio dell’anno appena trascorso e aprirti ai tuoi propositi più profondi e autentici, quelli dell’anima. Ora è il tempo dell’interiorità, di riconoscere e rispettare il più possibile il bisogno di riposo, di fermarci addirittura. Tu sei Natura – la Natura è te. Possiamo abbandonarci al suo ritmo e permetterci di onorare la pausa che l’inverno esprime senza sensi di colpa e prepararci così a una nuova rinascita.
Tutto ciò che pianti adesso è destinato a crescere, come la luce e il sole, ma per farlo è necessario creare spazio dentro di te. Perciò ringrazia tutto quello che è arrivato durante questo anno ormai agli sgoccioli, ripercorri quanto sei riuscita/o a realizzare, chi hai incontrato e chi o cosa se n’è andato, e poi lascialo andare. Consenti a ciò che deve morire di morire, e a ciò che dovrà arrivare di arrivare. Nel bene e nel male, tutto avviene per insegnarci qualcosa, per aiutarci a evolvere, a guardare spazi inesplorati di noi stessi e a ricalibrare la direzione della nostra vita o le nostre priorità. Quando tutto si ferma, è possibile percepire la vita che si espande nell’immobilità apparente, che si apre a nuove comprensioni. Ringrazia quello che è stato, e preparati a quello che sarai.
Connetti la proiezione della mente con l’anima, lascia emergere ciò di cui hai bisogno, che vuoi vedere crescere nel nuovo ciclo, e ciò che vuoi abbandonare perché ormai non ti rappresenta più o è un fardello pesante e inutile. Taglia i rami secchi e permetti ai nuovi germogli di svilupparsi armoniosamente.
Fallo attraverso uno stato mentale neutrale, non egoico, praticando per alcuni giorni una meditazione che rafforzi la connessione con la coscienza e l’intuizione (come la meditazione trataka), così che l’essenziale possa affiorare senza sforzo.
Per ricevere maggiore chiarezza, puoi cominciare qualche giorno prima dell’ultimo dell’anno a fare un elenco di qualità che desideri coltivare in te, come ad esempio sicurezza – coraggio – creatività – servizio – meraviglia – bellezza – guida – devozione – arresa – connessione – autenticità – leggerezza – spontaneità – azione – visione – passione – partecipazione – estasi – espansione – intuizione – profondità – fiducia – amore – celebrazione – consapevolezza – gioia – trascendenza – radicamento – morbidezza – lentezza – luminosità
Poi rileggi questo elenco alcuni giorni dopo, e focalizza ciò che in questo momento brucia maggiormente dentro di te.
Ecco un rituale di Capodanno semplice ma ricco di significato
Nella notte del 31 dicembre, alla Mezzanotte, ritagliati uno spazio di raccoglimento per stare qualche minuto sola/o con te stessa/o e lasciandoti ispirare dall’intuizione del momento (non pensarci troppo, lascia che emerga la spontaneità del cuore) scrivi su due biglietti distinti:
- da 1 a 3 cose che senti il bisogno di lasciare andare (emozioni, situazioni, condizionamenti, persone, paura del futuro, ecc.);
- da 1 a 3 cose che senti il bisogno di nutrire ed espandere nel nuovo anno (sankalpa di prosperità, che non sono semplici desideri, ma vere e proprie intenzioni).
Quindi brucia il primo foglietto (quello delle cose da allontanare dalla tua vita), e affida il secondo all’acqua (può essere un lago, il mare, un fiume, un torrente, un canale, un naviglio, una fontana…). Se non hai a portata di mano l’acqua, puoi sotterrarlo in giardino o nel vaso di una pianta. Ogni volta che l’annaffierai sarà come nutrire il tuo intento.
Se non hai la possibilità di fare il rituale nella notte del 31, puoi completarlo anche il 1° gennaio; tuttavia, benché entrambi i momenti contengano forza e senso, e fondamentali siano l’attitudine nel compierlo, il luogo scelto e l’intenzione, nella mia esperienza ha molto più potere e proiezione se compiuto poco dopo la mezzanotte.
Il potere del fuoco è distruttivo e trasformativo, poiché purificando eleva, mentre quello dell’acqua è espansivo e flessibile: affidando i propri sankalpa di prosperità all’acqua, ci lasciamo fluire verso il nostro più alto destino, cambiando continuamente forma come fa l’acqua per aggirare gli ostacoli, e ci affidiamo al flusso stesso dell’esistenza.
Si tratta di un rito molto bello ed efficace, attraverso il quale puoi dare una direzione più consapevole al tuo percorso esistenziale e spirituale. E’ utile, il giorno dopo o quando si torna a casa, appuntarsi i sankalpa su un diario per poterli andare a rivedere l’anno dopo. A volte un sankalpa si risolve pienamente nel corso di un solo anno, altre volte è necessario ripeterlo, perché può accadere che cominci a manifestarsi ma che non si completi del tutto.
Io pratico il rito di capodanno da diversi anni, ormai, e ogni volta è stupefacente andare a rileggere quello che avevo scritto l’anno prima e rendermi conto che sì, la mia vita è andata proprio nella direzione che avevo invocato. Mi dà un chiaro specchio di come io sia cambiata, e mi aiuta a focalizzarmi su quello che davvero voglio essere, anno dopo anno. Questo perché praticare il rito consente di dare un chiaro messaggio al proprio subconscio, e di dirigere in un’unica direzione il potere della mente, che con la giusta e intensa proiezione è infinito.
Si tratta inoltre di restituire significato e sacralità a un passaggio importante, quello tra la fine e l’inizio di un ciclo, che viene invece molto spesso trascurato, passato nella confusione, nell’inconsapevolezza, in festeggiamenti non sempre gioiosi oppure al contrario molto caotici, e che alla fine ci scivola semplicemente addosso lasciandoci dentro un senso di frastornamento difficile da decifrare.
Tornare a vivere ogni fase, ogni passaggio, consapevolmente ci riporta a una dimensione naturale delle stagioni e del flusso creativo della natura, consentendoci di imparare a conoscere e rispettare le nostre energie cicliche e le nostre fasi. Ma ci insegna anche qualcos’altro: a essere noi stessi gli attori (coloro che agiscono) del sacro, portandolo nella nostra vita quotidiana e facendone esperienza personale, ognuno secondo i propri gusti e vissuto, senza necessità di cercarlo altrove, fuori da noi, attraverso intermediari.