Praticare yoga nelle lezioni di gruppo, una o due volte alla settimana, è il primo approccio verso una graduale trasformazione interiore. Quando si comincia a farlo anche a casa da soli, ritagliandosi uno spazio quotidiano di tempo da dedicare alla connessione con se stessi, il cambiamento diventa più profondo e stabile. Più pratichiamo e più a fondo puliamo e rendiamo vivido il diamante grezzo della nostra luce interiore. Ma basta questo a parlare di “yoga come stile di vita”? Finché ci limitiamo a chiudere lo yoga entro i confini della pratica effettiva di una sequenza di asana e di una meditazione, no.
La vera pratica dello yoga inizia quando portiamo lo yoga fuori dal tappetino, quando comincia a estendersi oltre quell’ora e mezza irrompendo nella nostra vita quotidiana. Questo significa non soltanto sentirsi più centrati, calmi e rilassati rispetto al passato, ma anche cominciare a far riferimento a quelle tecniche imparate sul tappetino e scoprire che sono efficaci nella realtà di tutti i giorni, nei momenti di difficoltà e di stress quotidiani.
Significa sentirsi sostenuti da qualcosa di più grande di noi e che al tempo stesso è proprio qui, dentro di noi, sempre a nostra disposizione. Significa cominciare a essere consapevoli di ciò che prima era automatico: i pensieri, il corpo, il respiro. Significa essere sempre più presenti – presenti a noi stessi, a ciò che vogliamo veramente, presenti in quello che stiamo facendo, proprio qui e ora.
Quando siamo presenti, siamo vivi. Quando utilizziamo il respiro per cambiare i nostri schemi emotivi nei momenti di stress o negatività, senza lasciarci sopraffare dalla mente o dalla situazione esterna, siamo padroni e non schiavi di noi stessi.
Qualcosa dentro di noi si sblocca, fa click, e accade allora che a muovere le nostre azioni non è più solo la mente razionale, imprigionata nei suoi automatismi, ma qualcosa di più profondo e atavico: il nostro ombelico, la forza saggia che sa sempre in quale direzione andare e quali risposte dare. E quando corpo, mente e anima si allineano perfettamente, ciò che affiora è una sensazione di connessione gioiosa: la magia dell’integrazione di sé nel mondo.